Nel superbo parco di Selinunte, in Sicilia, torneranno dunque a svettare tre delle gigantesche colonne del tempio G dedicato a Zeus. Peculiare monumento dell’antica Selinùs, l’edificio sacro, un tempio greco di ordine dorico, periptero, lungo 109 metri e largo 45,97 metri, costruito tra il VI e il V secolo a.C., si ergeva quale testimone della potenza e della ricchezza della colonia greca fondata dagli uomini di Megara Hyblaea.
La riedificazione delle colonne del tempio G, secondo l’archeologo Oscar Mei dell’Università di Urbino, impegnato da oltre un decennio in campagne di scavo nel parco, rappresenta la parte conclusiva di un complesso progetto di studio, restauro e musealizzazione, finanziato con 5milioni di euro dal governo uscente della Regione Siciliana. Un progetto fortemente sostenuto dall’assessore dei Beni Culturali Alberto Samonà. Un progetto – si apprende – per il quale è già al lavoro un team di esperti, che vede il prof. Oscar Mei impegnato insieme a Valerio Massimo Manfredi, il primo a suggerire, anni fa, l’ipotesi di ricostruzione del tempio, e Claudio Parisi Presicce, che vanta una grande esperienza nello studio dei templi greci arcaici.
Insomma: “Un cantiere archeologico enorme, sempre aperto al pubblico”, afferma il direttore del parco Felice Crescente. “Sarà un grande cantiere della conoscenza, attrezzato per consentire ai visitatori di seguire da vicino i progressi fatti dagli archeologi con un angolo multimediale dove sarà proiettata la ricostruzione virtuale del tempio”, aggiunge l’assessore Samonà.
“Non puntiamo alla spettacolarità”, precisa Mei. “Qui non si tratta di una ricostruzione del tempio, bensì di una grande operazione scientifica di ricerca e di tutela”. Niente a che vedere con il progetto di ricostruzione auspicato da Vittorio Sgarbi, “E’ vero però”, fa notare Mei, “che un intervento conservativo si è dimostrato in questi anni fondamentale.”
In architettura e soprattutto in archeologia, l’anastilòsi (dal greco ἀναστήλωσις “riedificazione”, derivato da ἀναστηλόω “riedificare”) è la tecnica di restauro con la quale si ricompongono, si rimettono in piedi, elemento per elemento, i pezzi originali di una costruzione andata distrutta, ad esempio a seguito di un terremoto.
Ricordiamolo ancora una volta: sull’annoso e controverso tema della riedificazione del tempio G di Selinunte, si sono espressi – tra gli altri – con inequivocabile chiarezza scientifica, Cesare Brandi, Giuseppe Voza, Salvatore Settis, Sebastiano Tusa. “Un’idea vecchia e sbagliata” – sostenevano Brandi e Bianchi Bandinelli. E il prof. Voza: “lasciateci per ora, vedere, magari pulito, ben mantenuto e assistito, il gigantesco ammasso delle membra abbattute del tempio G che da secoli domina il magico paesaggio archeologico di Selinunte”. Salvatore Settis ha sempre bollato la ricostruzione del tempio G come “opera di regime fuori tempo”.
Pertanto, se del tutto impropria è, e rimane, l’ipotesi della ricostruzione totale del tempio G di Selinunte, con la dovuta attenzione critica, noi di Italia Nostra analizzeremo l’evolversi di questo studio, restauro e progetto di musealizzazione, in uno dei parchi archeologici più straordinari e importanti della Sicilia a noi contemporanea.
Prof. Leandro Janni, presidente regionale di Italia Nostra Sicilia