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Canicattì. L’ex avvocato Porcello teme per la sua vita e per quella della sua famiglia  

L’ex avvocato Angela Porcello, in carcere da un anno e mezzo nell’ambito dell’operazione Xydi, che ha disarticolato il nuovo mandamento mafioso di Canicattì facendo emergere i forti legami con i vertici della cupola siciliana, torna a parlare: 

«Paura, timore e angoscia per mia figlia, il mio ex marito, mia madre e pure il mio avvocato per le dichiarazioni di Giancarlo Buggea di istigazione nei miei confronti”.  La cinquantaduenne, cancellata dall’Ordine degli avvocati dopo l’arresto con l’accusa di essere la «consigliori» e cassiera del clan, strumentalizzando la sua figura di avvocato, dopo la bocciatura dell’inserimento nel programma di protezione per la scarsa consistenza delle sue rivelazioni, torna all’attacco e annuncia di essere nelle condizioni di fare nuove rivelazioni su omicidi, traffici illeciti e gestione di latitanti. Lo ha fatto leggendo in aula una lettera di tre pagine, scritta a stampatello, con cui chiede ai pm della Dda di Palermo di proteggere lei e i suoi familiari. Questo perchè Buggea, l’imprenditore mafioso a capo della cosca, suo ex compagno, con cui avrebbe condiviso anni di gestione delle dinamiche mafiose, avrebbe lanciato, alla precedente udienza, rendendo dichiarazioni spontanee, «messaggi di istigazione ai suoi danni».

«Ha sempre detto che chi non è con lui è contro di lui – scrive Angela Porcello -, adesso ha rivolto dei messaggi di istigazione indirizzati a gregari che non sono in carcere». L’ex avvocato dice di temere per i suoi familiari e pure per il suo avvocato Giuseppe Scozzari. L’ex braccio destro del boss chiede di essere nuovamente interrogata e dice di avere riflettuto nel suo «lungo periodo di solitudine» ed essere pronta a riferire di «spunti di indagine attinenti omicidi, latitanti tenuti nella casa baronale in alcuni terreni gestiti da Buggea, ricerca e individuazione dei luoghi di dimora di un collaboratore di giustizia» per consumare, evidentemente, una vendetta.

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