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Francesco Agati: Gela abbandonata da Dio e dagli uomini.

Gela, Francesco Agati: 

Mai servi,

gente di lotte, senza paura.

Nel cuore una fitta, meglio la morte che la sconfitta. 

Le guerre, le botte, il gelese non ha paura della morte.

La sorte bastarda ci ha dato tutto, o non ci ha dato niente.

Golfo incantato, aria e terra inquinata quelli del nord l’hanno contaminata.

Gente di poche parole e tanta nostalgia che rimpianto se prima o poi bisogna andare via.

Gente di porto e di pianura che ama l’avventura. 

Gente che diffama e sparla senza motivo perché infelici del proprio io. 

Gente che partirà o se ne già andata che amerà sempre quella spiaggia dorata.

La città di Gela con la sua storia di 2700 anni ha visto passare popoli di tutto il mediterraneo, nessun esercito ha mai domato l’abitante di Gela, neppure i greci, i cartaginesi, o i romani hanno domato e reso servi i gelesi. Il gelese ama vincere, preferisce la morte che la sconfitta.

In questo territorio Dio o il caso, ha dato tanto a pochi, è ha dato nulla a tanti, questa iniqua perequazione naturale crea una bomba sociale e attriti anche tra parenti, tutti si sentono avversari di una partita infinita che si chiama società. 

Il male di Gela è l’industria che ha portato inquinamento,morte e corruzione, a Gela nessuno crede nelle istituzioni distanti dalla città e dei suoi problemi, a Gela le istituzioni sono potenti con i deboli e inesistenti con i forti.

Chi si affaccia al lungomare di Gela resta incantato dell’infinito dell’orizzonte, la bellezza del Golfo con il suo colore del tramonto è unico al mondo.

Con gli anni il gelese ha capito che colpa della politica Gela non ha futuro, non appena possibile si è costretti di andare via per cercare fortuna al nord o estero.

Una delle caratteristiche del gelese è l’impulsività, la mancanza di razionalità e il calcolo delle conseguenze delle proprie azioni e parole dette.

Gela è conosciuta nel mondo per il viscerale odio verso gli altri, per la sua falsità, per l’instriseca voglia di sopraffare l’avversario con diffamazione, ingiuria e calunnia fenomeno avallato dalle istituzioni e divenuto genetico e strutturale nei decenni. 

Tutti i gelesi sanno bene che prima o poi dovranno andare via in una città abbandonata da Dio e dagli uomini, che non offre niente.

Ma possono passare anche cinquanta anni, il gelese mai dimenticherà la soffice sabbia dorata, appena possibile ritornerà per una vacanza o per rivivere i ricordi d’infanzia che non ritorneranno mai più. 

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