«I conigli non escono dal cappello per magia ma perché si mettono prima ed è stucchevole che in piena sessione del bilancio di assestamento all’ARS Armao abbia individuato un “tesoretto” di 23 milioni di euro, pronto a destinarlo in funzione della sua campagna elettorale». Lo afferma Vincenzo Lapunzina, da sempre impegnato a evidenziare la disattenzione delle Istituzioni regionali nei confronti della Sicilia sconosciuta e animatore del movimento per l’istituzione delle zone franche montane in Sicilia.
«Queste ulteriori risorse, per onestà intellettuale, andavano riservate al finanziamento della fase di start up della legge voto, approvata all’unanimità proprio a Sala d’Ercole, che dispone l’istituzione delle zone franche montane in Sicilia – chiosa Lapunzina – e non di certo per realizzare opere infrastrutturali al servizio delle famigerate ZES, che andrebbero finanziate con disposizioni legislative già vigenti e che il governo della Regione Siciliana non è stato in grado di far applicare».
«Il “tesoretto di Armao” lo definiamo come “ulteriori risorse” in quanto lo Stato aveva, di fatto, previsto dei fondi per il finanziamento della fase di start up della Legge voto. – continua Lapunzina – 100 milioni di euro iscritti nella Legge di stabilità 2022 per la “compensazione degli svantaggi strutturali derivanti dalla condizione di insularità” ma che, ribadiamo, si leggevano per la fiscalità di sviluppo, da destinare alle Terre alte di Sicilia. Un escamotage per mettere la norma – inserita nella Legge di Stabilità – al riparo della Giustizia della concorrenza. Armao, uomo di punta di Forza Italia in Sicilia e Musumeci, per delle incomprensibili ragioni e con la complicità dell’intero Parlamento regionale, li hanno destinati a ben altri scopi, tradendo le aspettative di chi ancora resiste in aree a tutti sconosciute e che non ha ancora avuto alla possibilità di scappare».